Mafia. Calunnie, verità e condanne: il contrappasso di Scarantino
di Gianpiero Casagni – Nel settembre del 1998 aveva ritrattato le sue dichiarazioni accusatorie nei confronti di alcuni imputati dei processi sulla strage di via D’Amelio, sostenendo che gli erano state estorte dall’allora capo del gruppo speciale Falcone-Borsellino, Arnaldo La Barbera, e dai magistrati con minacce e vessazioni in carcere.
Per questo, nel novembre del 2002, il pentito Vincenzo Scarantino si vide infliggeredal gip di Roma, Renato Croce, con il rito abbreviato, 8 anni di carcere per calunnia nei confronti del defunto capo del gruppo speciale Falcone-Borsellino e dei magistrati Anna Palma e Carmelo Petralia.
Adesso, una sorta di legge del contrappasso potrebbe essere in agguato nella vicenda del presunto, colossale depistaggio che sarebbe avvenuto nelle indagini per la strage di via D’Amelio condotte dalla Procura di Caltanissetta.
Smentito prima dai pentiti Giovambatti-sta Ferrante, Salvatore Cancemi, Santino Di Matteo, Gioacchino La Barbera, e ora da Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, Scarantino ha detto ai magistrati di Caltanissetta di esser stato costretto a dichiarare le falsità che gli sarebbero state suggerite da tre funzionari della polizia.
Che adesso sono indagati per calunnia aggravata perché «in concorso con altri allo stato da individuare, inducevano, mediante minacce e percosse, Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino, a mentire in merito alle stragi del ‘92».
Si tratta dell’attuale dirigente della squadra mobile di Trieste, Mario Bo, del questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, e di Salvatore La Barbera ora dirigente della polizia postale di Milano, tutti appartenuti al gruppo Falcone-Borsellino guidato da Arnaldo La Barbera.
«Per andare via da Pianosa avrei fatto arrestare pure mia madre! Pianosa si sa cos’è, ti piscianu n’da pasta, ti mittivanu i pila n’da pasta, e io non mangiavo. Pesavo 110 chili quando mi hanno arrestato, pesavo 110 chili…
Quando sono andato a Termini Imerese pesavo 58 chili» ha raccontato di recente l’ex pentito Scarantino, arrestato grazie ad un “provvidenziale” identikit fatto ritrovare alla polizia all’interno di un cestino della spazzatura.