Mafia, Scarantino: “Per lasciare Pianosa avrei fatto arrestare mia madre”
“Per andare via da Pianosa avrei fatto arrestare pure mia madre! Pianosa si sa cos’è, ti piscianu n’da pasta, ti mittivanu i pila n’da pasta, e io non mangiavo. Pesavo 110 chili quando mi hanno arrestato, pesavo 110 chili. Quando sono andato a Termini Imerese pesavo 58 chili”. E’ il drammatico racconto, contenuto in un recentissimo verbale d’interrogatorio, dell’ex pentito Vincenzo Scarantino, l’uomo che arrestato grazie ad un ‘provvidenziale’ identikit fatto ritrovare alla polizia all’interno di un cestino della spazzatura, ritrattò due volte le accuse false, da egli stesso mosse nei confronti di innocenti che, così come lui, ancora oggi sono in carcere, ingiustamente.
“Forse l’unica cosa di positivo – ha detto Scarantino all’avvocato Giuseppe Lipera che lo interrogava nell’ambito delle indagini difensive avviate per chiedere la revisione del processo a Bruno Contrada – è che ho buttato tutti questi chili. L’unica cosa che a me mi ha spinto questa parte, di accettare, a prestarmi di dire queste cose”. Scarantino poi dice che “dovevo diventare il clono di Buscetta, dovevo essere io Buscetta nuovo, dopo si vede che, io non è che avevo nessuna intenzione di depistare”. E invece, Vincenzo Scarantino, dopo essersi autoaccusato di aver avuto un ruolo nel furto dell’autovettura usata come autobomba nella strage Borsellino, diventò la ‘punta di diamante’ dell’accusa che anche sulla scorta delle sue accuse riuscì ad ottenere condanne all’ergastolo per i presunti esecutori dell’eccidio.
Nel carcere, “su di me – racconta Scarantino – avevano carta bianca e potevano fare, m’ammazzavano, mi mettevano nu cungelaturi, poi mi scioglievano” e poi ha aggiunto che “mi facevano le punture che io pareu u zombi, quannu camminavu avevu persu ogni minimo di dignità, aveva persu tutta a dignità che un essere umano poteva aviri, non avea nessuna cosa”.
Da innocente, per i fatti di cui si è falsamente autoaccusato (così come hanno affermato vari pentito, fra i quali Gaspare Spatuzza), è stato condannato a 18 anni di reclusione con una sentenza di primo grado curiosamente non appellata, il picciotto della Guadagna è ancora detenuto e si trova adesso indagato per calunnia e depistaggio dalla Procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sullo sviamento delle indagini sulla strage di via D’Amelio, del 19 luglio 1992 a Palermo.
Raccontando il regime detentivo a cui era sottoposto, Scarantino dice che “ero sempre isolato, io era tutto particolare, il mio 41 bis per motivi di sicurezza. Sempre isolato sono stato, nel 92, tra il 92 al 94, sono stato sempre isolato, sorveglianza 24 ore”. E poi aggiunge “io purtroppo ero una persona, sono diventato una persona fragile, dopo mi vinni a depressione”.
Parlando ancora del carcere di Pianosa e Busto Arsizio dice che era “al 41 bis senza televisione, senza completamente, vegetativo, purtroppo dopo è cominciata a depressione, ho cominciato a perdere u cervellu”.
E ancora “a Pianosa sono stato 11 mesi proprio in una cella senza niente, senza giornali, senza televisione, senza radio, niente, neanche il Vangelo mi volevano dare”.
Scarantino afferma poi “non è che avevo nessuna intenzione di depistare, io si è vero che ho fatto delle dichiarazioni su dott. Contrada però non è che diciamo oggi potrei dire no ho letto nel giornale, m’inventavo tutte cose”. Nell’agosto del ’94 il pentito ottenne gli arresti extracarcerari. “Quando loro mi portavano a processo, i magistrati mi facevano sentire tipo ca era una persona importante – afferma Scarantino – quando io parlo con il magistrato, pu pu pu … che i magistrati erano gentili, persone perbene, dopo che me ne andavo, finito l’interrogatorio andavo a casa tutto quello che facevo piangevo come un neonato perché avevo dei rimorsi. Tante persone sono state, oggi lo capisco, perché sono state persone che ho accusato ingiustamente, almeno tutte quello che ho accusato, sono state accusate da me ingiustamente e penso che non ho avuto quella gioia di vedere crescere i figli, ma io il perché lo so perché non sto vedendo crescere i miei figli ed i miei figli”.
Gianpiero Casagni