Se questo è il modello Vendola
(Una legge d’eccellenza premiata in Europa ma non applicata. La Puglia perde il suo scettro di regione modello)
La tragedia di Barletta ha ridato spazio alle polemiche sul lavoro nero. La Puglia vantava la legislazione più innovativa, ma controlli e sanzioni restano sulla carta
Una legge innovativa, premiata, sbandierata ma soprattutto rimasta, nella parte sostanziale dei controlli e dell’applicazione delle sanzioni, non attuata. È proprio nella regione che ha, sulla carta, la legislazione più attenta a coniugare l’aspetto prevenzione, controllo e repressione del lavoro nero (la legge regionale 28/2006 della Puglia), che all’inizio di ottobre, sono morte quattro operaie in un laboratorio di confezioni di Barletta.
Erano in nero, e guadagnavano 4 euro per ciascuna delle 8, o 14, ore in cui lavoravano ogni giorno, le “ragazze di Barletta” sepolte fra le macerie. Con loro, per colpa delle autorità pubbliche che avrebbero dovuto veriἀcare con attenzione le condizioni dell’immobile, è morta anche la figlia quattordicenne dei titolari del magliἀcio.
La morte delle operaie ha riportato al centro dell’attenzione l’arcinoto problema del lavoro nero e ha scoperchiato, ancora una volta, un drammatico spaccato della società indotta, dalla necessità di “mandare avanti la famiglia” e dalla crisi, a giustificare e difendere chi regole e contratti di lavoro non li rispetta affatto.
Dall’agricoltura (dove si stima il lavoro nero al 25%) all’edilizia, dalle maglierie sommerse (quest’anno l’Inps nella sola provincia Bat, Barletta-Andria-Trani, ha scoperto non in regola 223 delle 228 aziende controllate) passando per il turismo, ἀno all’eolico e al fotovoltaico industriale, di cui la Puglia è diventata la prima regione in Italia per produzione, oggi è un pullulare di lavo-ratori in nero o “grigio”, assunti, cioè, ma non regolarmente.
E poi, nell’Alta Murgia, nello storico distretto del mobile imbottito, negli ultimi tre anni, in assenza di controlli, sembra aver preso piede il “modello Prato” che ha messo in difficoltà gli imprenditori locali.
Anche se, come rivelano i dati, lo scorso anno l’export di mobili della Puglia ha avuto un forte rilancio.
«Nella zona sono arrivati i cinesi – spiega il professore Federico Pirro docente di Storia dell’Industria alla facoltà di Lettere dell’università di Bari – e hanno affidato la produzione ad operai in cassa integrazione. I mobili già pronti si materializzano solo al pas-saggio alla dogana anche se non se ne conosce ufficialmente la provenienza. Sulla vicenda ha fatto numerose segna-lazioni, senza esito, anche l’imprenditore Natuzzi».
Una giungla, insomma, di lavoro nero dalla quale la Puglia non si riesce a districare sia per la esiguità di ispettori sia per le cervellotiche divisioni di competenze fra gli enti preposti ai controlli: Inps, Inail, Spesal, Agenzia delle entrate, Ispettorato del lavoro e Guardia di finanza. E dire che la legge regionale pugliese, come ama ricordare il governatore, Nicola Vendola, era stata premiata dal comitato delle regioni Ue quale miglior esempio di lotta alla schiavitù e anche per questo, succes-sivamente, era stata “scopiazzata” dal ministro del Lavoro del governo Prodi.
«Il premio dell’Ue – precisa l’ex assessore Marco Barbieri, ordinario di Diritto del lavoro all’università di Foggia, che scrisse la legge – è stato dato agli incentivi per svolgere attività di contrasto al lavoro nero». La legge mirava a far emergere in maniera quasi “empirica” il nero utilizzando lo spirito degli studi di settore che il Fisco applica nel commercio.
«Volevamo coniugare la prevenzione con il controllo e la repressione, considerato che la legge nazionale era inefficace», dice Barbieri. Poco dopo l’entrata in vigore, la normativa ottenne subito un risultato importante: «Nel 2007 – ricorda l’ex assessore che oggi si definisce un “vendoliano critico” – nella sola provincia di Foggia all’Inps vennero iscritti 12mila e 500 lavoratori agricoli in più, di cui 11mila neo comunitari. La gente si fidava di noi – prosegue – e mandava pure degli esposti per segnalare irregolarità che io giravo alla Guardia di finanza».
Nel frattempo in Puglia trovava attuazione anche un bando per dare alloggio agli immigrati che lavorano nelle campagne e nell’edilizia, e veniva finanziato uno sportello informativo mobile che aveva anche lo scopo di far “saltare” il sistema dei caporali accompagnando i lavoratori sul posto di lavoro. C’era molto entusiasmo, insomma.
Non tutta la legge, però, ha trovato attuazione. La mancata deἀnizione, per volontà politica, degli indici di congruità fra fatturato e dipendenti dichiarati, da concertare con le parti sociali, e la conseguente mancata applicazione di sanzioni ha finito per depotenziare la legge.
«La crisi e il disinteresse sono state la causa – secondo Barbieri – della mancata applicazione della normativa».
Ma c’è anche l’opposizione della maggioranza di governo, conclude Barbieri «Mi hanno detto: tu vuoi spaventare chi investe in Puglia».
Barbieri, che è stato estromesso da Vendola dall’assessorato regionale al Lavoro nel giugno del 2009, oggi dice che in Puglia, contro il lavoro nero, «occorre una mobilitazione culturale e sociale».
(da IlSud)