Sicilia, quando la Giustizia batte la “legalità”
di Gianpiero Casagni – Quando nell’agosto del 2009 quel magazzino adibito alle vendita di frutta e verdura che esisteva da molto tempo prima che venisse realizzato il nuovo palazzo di giustizia di Gela fu abbattuto, in molti esultarono e parlarono di trionfo della legalità contro l’abusivismo. Ma, in realtà quella demolizione, secondo la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana che ha confermato la decisione del Tar era un atto amministrativo illegale. In pratica chi parlava di atto di legalità effettuava, secondo il Cga, avrebbe svolto un’attività che non era in regola con le norme: una violazione di legge. Che adesso costringerà il Comune a risarcire, in maniera assai salata, i danni ai proprietari dell’immobile e dell’area di sedime attorno al palazzo di giustizia. E non è escluso che della vicenda, adesso, possa interessarsi anche la Procura della Corte dei Conti.
L’atto amministrativo venne firmato dal vice sindaco di Gela, Elisa Nuara, ma ad assistere gongolante all’abbattimento c’era anche l’ex sindaco, Rosario Crocetta che si era dimesso dopo essere stato eletto all’europarlamento, e che rilasciò festanti dichiarazioni alla stampa. Il magazzino della famiglia Calafiore era stato sì realizzato abusivamente ma c’era stata una istanza di condono al Comune e l’Ici era stata regolarmente pagata. La giunta nonostante questo, mentre l’ufficio Urbanistica respinse l’istanza di condono, deliberò inoltre di acquisire al proprio patrimonio l’area di sedime calcolando il valore come se fosse un terreno agricolo. Quindi si passò alla demolizione. Iniziò la battaglia legale e il 10 marzo 2010 il Tar ha stabilito che il magazzino non andava demolito e il Comune doveva risarcire i proprietari. Riguardo all’area di sedime il Tar ordinò la restituzione ai proprietari. Il Comune di Gela, con il commissario straordinario, presentò ricorso al Cga che proprio nei primi giorni del 2012 ha condannato il Comune ancora una volta.
Nella sentenza il Cga contesta all’amministrazione l’omesso preavviso, ai proprietari, di rigetto dell’istanza di condono del magazzino; ha rilevato pure che il vincolo sull’area era scaduto e ha pure censurato l’operato del vicesindaco che firmò atti che, invece, sono di esclusiva competenza dei dirigenti.
“Mi sembra una storia dell’assurdo” dice Elisa Nuara a ‘ilSudmagazine’.”Che quella costruzione fosse abusiva non c’è alcun dubbio così come è chiaro che non si poteva lasciare un negozio di frutta e verdura all’interno dell’area del Palazzo di giustizia così come una cabina dell’Enel”. L’ex vice sindaco di Gela precisa poi che “io ho solo firmato l’ordinanza di sgombero el magazzino perché. L’ordinanza di demolizione, esecutiva, era stata fatta da altri anni prima”. Lo sgombero, peraltro, spiega Nuara, era quasi un atto concordato visto che mesi prima “i Calafiore avevano sottoscritto un accordo con il sindaco Crocetta con il quale si impegnavano a consegnare l’area a semplice richiesta del Comune”. Sullo sfondo della vicenda giudiziaria c’è soprattutto una disputa economia sul valore del’area. “L’ufficio tecnico erariale l’ha valutata circa 250mila euro così come le altre nelle quali è stato realizzato il palazzo di giustizia, i proprietari, invece, volevano 1 milione di euro per una catapecchia realizzata abusivamente, poco prima che l’area venisse destinata alla costruzione del palazzo di giustizia”. Fra le richieste di più soldi e l’impresa che minacciava di chiedere le penali perché non poteva andare più avanti con i lavori è arrivata l’ordine di sgombero. “Il Comune ha già pagato ai proprietari dell’area 270 mila euro depositandoli. Non credo – afferma Nuara – viste le valutazione dell’Ute che ci sarà differenze economiche rilevanti da versare. Io ho consentito la realizzazione delle unica opera pubblica importante a Gela e non sono pentita: lo rifarei” conclude.
Da http://www.sudmagazine.it/blog/gela-quando-la-giustizia-batte-la-legalita/1883/