Arnone on the phone

Oggi il settimanale ‘Grandangolo‘© diretto da Franco Castaldo pubblica la trascrizione di una telefonata di Giuseppe Arnone nella quale l’esponente politico parla della vicenda relativa alla nomina del procuratore di Catania

Il 2 maggio scorso il giornale on line sudpress © pubblica la trascrizione di una telefonata fra Giuseppe Arnone e Giuseppe Lumia avvenuta il 26 settembre del 2012.

Lumia: “Mi sto battendo come un leone, perché tu sei candidato. Rosario poi, alla fine, dovrà decidere, perché lo stanno pressando a partire da Bersani che lo minacciano che gli tolgono il sostegno. A Rosario gli sto facendo pressing, addirittura siamo arrivati quasi al punto di rottura. Sto facendo una cosa che non ho mai fatto per nessuno, mai per nessuno manco per me stesso. Se Rosario dovesse accettare le proposte che io gli faccio, lui andrà avanti e saremo tutti felici e contenti. Se Rosario invece, non se la sente di fare una rottura con Bersani, sappi che io farò un comunicato stampa, dove dico che prendo le distanze, quindi ti prego, cancella i manifesti, io non c’entro proprio niente. Peppe, sicuramente non ti devo dire niente, però sappi che io prendo le distanze pubbliche, dico che è stato un errore non mettere Arnone, che Arnone è una risorsa. Lo dico, lo dico pubblicamente, quindi arrivo pure a questo punto di rottura con il partito. Cioè significa che sono fuori. Per te lo sto facendo”.
Arnone: “Io ti ringrazio tanto. Io vengo in questo momento dal processo contro i Massimino, mafia di Agrigento, dove difendo la gente pestata e mandata in ospedale da loro”.
Lumia: “Esatto. Tu ora senti a me. Devi mandare un messaggio con queste parole che stai dicendo, vengo da un processo per mafia, dove faccio e dove dico, qui ad Agrigento… la parte peggiore, dice che non sono candidato. Voglio sapere da te se ti schieri a sostegno di uno…
Arnone: “Perfetto… “.
Lumia: “… dell’antimafia oppure se anche tu insieme con Crisafulli, perché lui ha paura che tu gli rimproveri le cose di Crisafulli, no…”.
Arnone: “No, ma io ovvio che … io domani… cioè tolgo te, ringrazio te, e a lui lo massacro, ma poi lo massacreranno Fava, lo massacrerà Musumeci, cioè..”.
Lumia: “… e glielo scrivi questo, sarai in tutte le piazze, sarai in tutti i … “.
Arnone: “guarda che se lo ritieni utile ti mando il manifesto che mi hai bloccato”.
Lumia: “Si, tu per ora devi parlare con lui. Manda… “.
Arnone: “Si, ma se tu, … a te può servire. Io ti mando il manifesto che tu mi hai bloccato, cioè che già è pronto il manifesto non è che c’è altro, è già stampato”.
Lumia: “Tu, eventualmente gli dici a lui che tu eri pronto a trovare un accordo sotto la garanzia di coso, di Bersani, con il gruppo dirigente regionale, l’accordo di pacificazione. Metti questo a Rosario”.
Arnone: “Perfetto, si, va bene”.
Lumia: “Fallo per me…”.
Arnone: “Io sto mandando a te la copia del manifesto già fatta”.
Lumia: “Si, ma lascia stare a me. Scrivi le cose che ti ho detto”.
Arnone: “Si queste cose le scrivo, ma non lo mando a Rosario o se vuoi lo mando a Rosario, pure”. Lumia: “Si, pure, mandaci il messaggio…”.
Arnone: “Va bene, va bene”.
Lumia: “E gli dici vengo dal processo. Sto facendo questo, io non voglio assumere, non mi mettere in condizione di dire alla Sicilia, all’Italia attraverso… Il Fatto, a dire a tutta l’Italia, a venire in tutte le tue manifestazioni che Crisafulli ha deciso e ha deciso la mia esclusione e che sei anche tu vittima di Crisafulli…”.
Arnone: “Va bene, mando a te e a lui il manifesto e il comunicato che mi avevi bloccato”.
Lumia: “si, mentre sono disponibile al lavoro di pacificazione sotto la tua alta…”.
Arnone: “Perfetto. Va bene”.

Nel 2011 al Csm si discuteva della nomina del procuratore della Repubblica di Catania.

Fin da Gennaio di quell’anno il quotidiano “il fatto quotidiano” si è occupato dell’affaire Procuratore di Catania con gli articoli che potete leggere in questa ricerca

Il 12 ottobre del 2011, il quotidiano ‘la Repubblica’ in edizione di Palermo scriveva:
Il Csm sceglie il nuovo procuratore la città si divide tra veleni e speranze
QUEL che è certo è che sarà una nomina sul filo di lana. Tre candidati di tutto rilievo per la poltrona di Procuratore di Catania e una battaglia ancora aperta. La commissione incarichi direttivi del Csm non è riuscita a formulare una proposta univoca affidando al plenum che si riunisce oggi la designazione di Giuseppe Gennaro e Gianni Tinebra, con due voti ciascuno, e di Giovanni Salvi con un voto. Ma i numeri del plenum sono tutt’altra cosa e il borsino dei voti certi e di quelli “promessi” a Palazzo dei Marescialli si aggiorna di ora in ora.
E così, se in prima battuta lo “straniero” Giovanni Salvi, sostenuto da Magistratura democratica, dovrebbe contare su dieci voti contro gli otto di Giuseppe Gennaro e i sette di Gianni Tinebra, l’apparentamento di Unità per la Costituzione e Magistratura indipendente alle quali appartengonoi due candidati catanesi, alla fine dovrebbe far pendere l’ago della bilancia a favore di Gennaro. Sarà anche per questo che la vigilia dell’attesissima nomina del nuovo procuratore della Repubblica di Catania, proprio nel momento in cui sono al giro di boa delicatissime inchieste come quella a carico del governatore Raffaele Lombardo, si vive in un clima da stadio senza precedenti: volantinaggi, appelli, sit-in, interrogazioni parlamentari. La politica, gli imprenditori, il mondo dell’associazionismo, la società civile, aspettano con ansia il nome che potrebbe imprimere, in un senso o nell’altro, una marcia ad un ufficio giudiziario negli ultimi mesi delegittimato da polemiche, scontri interni, avocazioni di indagini e, per ultimo, dall’annullamento da parte del Tar della nomina del procuratore aggiunto Patanè che di fatto regge l’ufficio da febbraio dopo il pensionamento di D’Agata.
Sono in tanti ad invocare l’arrivo di un “papa straniero” a Catania, per togliersi dagli impicci di quei candidati troppo “catanesi” con origini, relazioni sociali e carriera ritenuti più permeabili, per un verso o per un altro, alla invadente presenza di un mondo imprenditoriale e politico che, nel capoluogo etneo più che altrove, è sempre stato sospettato di esercitare un pesante condizionamento sulle scelte e sulle condotte dei magistrati catanesi. Ecco perché i consiglieri del Csm che oggi a Palazzo dei Marescialli voteranno per il nuovo capo della Procura di Catania si ritroveranno per le mani l’appello di Libera che chiede «un procuratore estraneo alla città» e il volantino diffuso dall’agrigentino Giuseppe Arnone contro la nomina di Giuseppe Gennaro per la vicenda della villa acquistata dal magistrato da una società edile dell’imprenditore poi arrestato e condannato per mafia Carmelo Rizzo che una vecchia foto ritrae seduto accanto al pm in un’occasione conviviale a casa di un amico comune.
«Non lo conosco, non sapevo chi fosse», si è sempre giustificato Gennaro che, da quando ha presentato la sua candidatura, si è ritrovato a far fronte ad una campagna che ha visto in prima linea alcuni suoi colleghi ormai dichiarati nemici, a cominciare dall’ex presidente del tribunale dei minorenni Giovanbattista Scidà.
A tagliare le gambe a quello che sulla carta era il candidato più accreditato, il procuratore generale Tinebra, è arrivato lo scivolone del certificato medico inviato l’anno scorso alla Procura di Palermo per evitare la testimonianza al processo Mori, un certificato con tanto di lettera dello stesso Tinebra che dichiara una malattia talmente grave da pregiudicarne le capacità di memoria e di autocontrollo. E in più i “sospetti” scatenati dalla strana ambizione di retrocedere di poltrona, da quella della Procura generale a quella sottoposta della Procura. Per questo la candidatura del terzo incomodo, il sostituto procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, magistrato senza macchia con una lunga esperienza di inchieste di terrorismo e criminalità organizzata ma che non ha mai lavorato in Sicilia, è stata accolta da molti come la strada che potrebbe condurre il palazzo di giustizia ad una nuova stagione, spazzando via veleni e polemiche.
Chiunque sarà, il nuovo procuratore sarà chiamato a riprendere in mano il pallino dell’inchiesta Iblis e a rivalutare la posizione di Raffaele Lombardoe di suo fratello Angelo che, sotto inchiesta per due anni per concorso esterno in associazione mafiosa, alla fine si sono visti citare direttamente a giudizio su decisione del procuratore reggente Patanè e dell’aggiunto Zuccaro che, dopo aver ritirato la delegaa Gennaroe agli tre pm titolari del caso, hanno derubricato l’accusa nel ben più lieve reato di voto di scambio semplice. Reato per il quale i fratelli Lombardo dovranno comparire il 14 dicembre davanti al giudice monocratico. In quella sede una eventuale diversa valutazione del nuovo capo della Procura potrebbe rimettere in discussione il caso. Intanto la parola passa oggi al Csm che dovrà votare due volte.
Nella prima votazione sarà escluso il candidato meno votato, nella seconda si andrà al ballottaggio tra gli altri due. Su tutto pesa l’incognita di un ricorso dell’ultimora presentato da tre candidati esclusi (Ugo Rossi, Francesco Paolo Giordano e Giuseppe Toscano) che chiedono il ritorno della pratica in commissione dopo la sentenza del Consiglio di Stato che prevede si possa essere trasferiti a un incarico direttivo superiore anche se non sono trascorsi tre anni da quello che si riveste al momento del concorso.

Il 17 ottobre 2011 a Catania un furgone mobile con manifesti 6 metri per 3 metri girava attorno al Palazzo di Giustizia di Catania e distribuiva volantini.
Era l’esponente politico del Pd Giuseppe Arnone che tornava a manifestare contro quella che lui definisce ”la incompatibilita’ e/o grave inopportunita’ della nomina del dott. Giuseppe Gennaro a Procuratore capo” del capoluogo etneo. L’iniziativa e’ completata con la distribuzione, a magistrati e avvocati, di un documento che ricostruisce la vicenda dell’acquisto di una villa da parte del magistrato da un imprenditore che successivamente fu ritenuto vicino a esponenti di mafia, che fu al centro del cosiddetto ‘Caso Catania’. Per questa vicenda Gennaro fu indagato a Messina e, il 26 marzo del 2004, prosciolto, con formula piena, dal Gup Maria Eugenia Grimaldi, su parere conforme della Procura. Sul profilo il Csm era gia’ intervenuto chiudendo il fascicolo. Gennaro e’, assieme al procuratore generale di Catania, Giovanni Tinebra, e al sostituto procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, uno dei tre magistrati candidati a ricoprire il ruolo di procuratore capo del capoluogo. La decisione del plenum del Csm e’ attesa per mercoledi’ prossimo, ma su di essa e’ pendente la decisione del Consiglio di Stato che ha stabilito che si possa essere trasferiti a un incarico direttivo superiore anche se non sono trascorsi tre anni da quello che si riveste al momento del concorso. Una sentenza che potrebbe riaprire tutti i concorsi ancora da definire rimettendo in gioco candidati esclusi della norma contestata dal Consiglio di Stato. Intanto l’esponente del Pd, Giuseppe Arnone, annuncia che da domani comincera’ ”la diffusione di un suo video-appello su giornali online, della durata di 40 minuti al Presidente della Repubblica e al Csm”.

Il 19 ottobre del 2011 su una emittente agrigentina andava in onda questa intervista 

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